La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l’intervista a Valentina di Camillo

Intervista a Valentina di Camillo

Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati – gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna? 

La mia è una realtà familiare come tante e così, come per tante altre donne del vino, l’ingresso in azienda non è stato immediato e naturale. Dopo la laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche, inizialmente decisi di seguire la passione per la ricerca scientifica e per le piastre di agar. La facoltà di Enologia e Viticoltura è arrivata subito dopo, complice la decisione di mio fratello Luigi di continuare una storia di famiglia ancora ai primi capitoli. A distanza di vent’anni, ammetto che fu mia madre a rappresentare l’ostacolo più grande nel mio inserimento, insinuando in me il dubbio che quella di rientrare in azienda non fosse la scelta più giusta. Quella del vignaiolo è una vita bella ma molto dura, piena di variabili e di incertezze.