La viticoltura in Abruzzo ha una tradizione antichissima che risale addirittura all’influenza degli Etruschi nel VII-VI secolo a.C. I vini locali furono tanto celebrati dai letterati latini, ma dal medioevo in poi l’enologia abruzzese è rimasta nell’ombra per ragioni economiche e sociali. Il rilancio di questo territorio vitivinicolo è una novità recente, legato agli ultimi venti anni di agricoltura e al merito delle tante cantine cooperative, diffuse soprattutto nella provincia di Chieti, nella parte centro-orientale della regione. Il ritorno di fama di questi vini, pertanto, è ancora in itinere e, finora, è stato collegato ai nomi di alcune aziende autorevoli che hanno fatto la storia recente della viticoltura locale.
Oggi l’Abruzzo vuole crescere. E ha ragione
Bisogna ricordare, infatti, che a questa regione non manca nulla dal punto di vista naturalistico e orografico. Bastano 40 minuti per passare dal mare cristallino alle vette innevate dell’Appennino. In mezzo è possibile godere di colline dolci che possono tranquillamente competere con quelle più celebrate della Toscana. I
l mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso d’Italia e della Majella, nell’ambito dei quali si snodano tre Parchi Nazionali e più di dieci tra riserve nazionali e regionali, costituiscono un patrimonio straordinario che molto può dare, anche sul piano turistico. Il mix conseguente di clima mediterraneo sul litorale e continentale sulle alture crea condizioni favorevolissime per l’allevamento della vite. L’Abruzzo vitivinicolo può essere grossolanamente distinto in due zone: quella interna montuosa, pari al 65% dell’intero territorio regionale, e quella costiera con l’ampia fascia collinare.